Perché, nell’intervista a
La Stampa (l’ultima ai candidati sindaci delle otto in programma) si è confermata degna vincitrice del
Premio Attila 2016. In quanto, pur
consapevole che la questione Fraschetta è l’emergenza ambientale e sanitaria più importante per Alessandria, pur a conoscenza delle proposte concrete e particolareggiate elaborate da
Medicina Democratica, pervicacemente continuerà a non intraprendere:
a) Il
Comitato scientifico internazionale per la bonifica della falda sottostante la Solvay di Spinetta Marengo, altrimenti i palliativi in corso non impediranno nei secoli a venire il percolamento in falda di cromo e altri 21 veleni cancerogeni sotterrati per un milione di metri cubi.
b) Il Monitoraggio di massa del cancerogeno e teratogeno
PFOA (e sostituto) sia nelle acque che nel sangue, alla stregua di quanto sta facendo per decine di migliaia di cittadini la Regione Veneto su iniziativa dei Comuni: con risultati epidemiologici allarmanti, in particolare sui bambini. Le analisi devono essere tassativamente di matrice pubblica (
Asl, Arpa) mentre ad es. oggi il sangue viene privatamente analizzato dalla sospettabile
Solvay su alcuni lavoratori (con responsi comunque allarmanti).
c) L’
Indagine epidemiologica della Fraschetta che, opportunamente finanziata, finalmente integri e completi quelle parziali che già in questi anni hanno evidenziato dati di malattie e morti impressionanti, a cominciare dai
bambini.
d) Il Piano di
sicurezza emergenza evacuazione soccorso del polo chimico di Spinetta Marengo discusso e approvato democraticamente con tutta la popolazione a rischio.