mercoledì 31 marzo 2010

L' Infinito Black Out di Informazioni sulla Solvay

Sono consentiti questi scarichi? Cosa contengono? Fluoroderivati? Acido fluoridrico? Tetrafluoroetilene? Perfluoropropene? PFIB? PFOA? Vapore acqueo tramite prelievo dalle falde contaminate (secondo la Procura di Alessandria) da cromo esavalente e altri 20 diversi inquinanti (antimonio, arsenico, nichel, selenio, fluorurati, solfati, composti alifatici clorurati cancerogeni, DDD, DDT, DDE ecc.)?
Finirà il black out? Avremo le risposte da ARPA, Provincia, Comune, Regione? I cittadini hanno il diritto di conoscerle.
Così come sulla sicurezza del sangue per le trasfusioni.
Clicca qui per vedere le foto inedite delle emissioni in atmosfera della Solvay di Spinetta Marengo

lunedì 29 marzo 2010

Petizione al Parlamento Europeo Contro l'Amianto

Dipartimento Regione Piemonte

VI chiedo unirvi a noi nel supportare la Petizione Parlamento Europeo contro l’Amianto.
Scrivendo: A supporto della petizione n° 1766-09 contro l’Amianto sulle scarpate F.S. a Casale Monferrato.
Inviate lettere a: European Parliament Commitee on Petition The Segretariat Rue Wiertz B-1047 Brussells BELGIUM.
Oppure mail a: IP-PETI@europarl.europa.eu
Facendo sempre riferimento a Petizione n° 1766/2009 contro Amianto.
Federico Cappello (Casale Monferrato) a.natura@alice.it

Manifestazione Nazionale CONTRO TUTTI GLI INCENERITORI (Il Cancrovalorizzatore di Asti-Alessandria ad Esempio)


Il 17 aprile a Parma si svolgerà la prima manifestazione nazionale/internazionale contro tutti gli inceneritori. Nella valle più inquinata d'Europa, la valle Padana.

mercoledì 24 marzo 2010

ESSERE O NON ESSERE VOTARE O NON VOTARE

Per alcune settimane sul nostro blog è rimasto attivo un sondaggio con 5 possibili risposte alla domanda:
“COSA POSSIAMO FARE PER CAMBIARE LA POLITICA? PER UNA POLITICA ECOPACIFISTA”.

martedì 23 marzo 2010

Il Pericolo Amianto nelle Condutture Idriche che i Nostri Amministratori Sottovalutano


Oggi è la Giornata Mondiale dell'Acqua 2010 ed è proprio dedicata alla QUALITA' dell'Acqua, il cui slogan per l'edizione di quest'anno è “Acqua pulita per un mondo sano”. Soffermiamoci sull'aspetto del pericolo amianto nelle condotte idriche.

sabato 20 marzo 2010

Il PFOA non è Mai Stato Controllato


Estense.com: Il Pfoa non è mai stato controllato
La notizia c’è ed è importante. Riguarda la salute pubblica. L’ha fornita mercoledì il direttore dell’ATO Ivan Graldi, convocato d’urgenza dal sindaco nella conferenza dei capigruppo, a seguito della posizione contraria, del capogruppo di Progetto per Ferrara Valentino Tavolazzi, a portare l’approfondimento sul PFOA al 12 di aprile, come proposto dal Presidente del Consiglio.

Nessuna Risposta e Rischio di Oscuramento del Pfoa

Estense.com: “Nessuna risposta e rischio di oscuramento del Pfoa”
Il direttore dell’Ato ing. Graldi assicura che i filtri a carbone attivo abbattono quasi completamente il Pfoa nell’acqua potabile. Tuttavia egli non dichiara i valori di concentrazione residua dell’inquinante, dopo il processo di potabilizzazione, nè quando e quante analisi siano state effettuate nei mesi ed anni scorsi, neppure da quale ente. Come fa ad essere così certo dell’assenza dell’inquinante nell’acqua potabile? Gli chiediamo di mettere a disposizione i certificati.

mercoledì 17 marzo 2010

PFOA: Un Nemico in Casa, nel Sangue e nell'Acqua


L'espresso: Un nemico in casa
Molti dei composti chimici più usati negli oggetti di uso quotidiano sono
potenzialmente nocivi per la salute. A essere messe sotto accusa sono ora due famiglie di sostanze che conferiscono resistenza al fuoco e all'acqua, i Pfoa e i Pbde sospettati, rispettivamente, di essere nocivi per il fegato e di mettere a rischio la fertilità

domenica 14 marzo 2010

Amianto. Una Giornata di Testimonianza delle Vittime Eternit nel Mondo

E' iniziato a Torino il processo contro i responsabili della multinazionale ETERNIT. Sono quasi 3.000 le vittime italiane causate dall’esposizione all’amianto diretta o indiretta delle fabbriche ETERNIT di Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia), Bagnoli (Napoli).
La Rete Internazionale BAN ASBESTOS unitamente Ass. italiana Esposti Amianto, organizza il 16 marzo 2010, Al Centro Incontri della Regione Piemonte, Corso Stati Uniti, 23 Torino, una giornata di testimonianza delle vittime di Eternit provenienti dall’Europa, dall’America Latina e dall’Asia. Tra i coordinatori, Fulvio Aurora vicepresidente di Medicina democratica.
I due presidenti dell’Eternit, Stephan Schmidheiny e il barone Louis de Cartier de Marchienne sono sul banco degli imputati, al seguito dell’iniziativa del Procuratore Raffaele Guariniello di Torino. Devono rispondere anche del capo di imputazione di “disastro doloso” (volontario).
L’obiettivo della giornata del 16 marzo è di mostrare la responsabilità politica mondiale dei dirigenti europei dell’ETERNIT per le morti di migliaia di persone, lavoratori e cittadini per cancro e per le altre malattie asbesto correlate. Non di meno per il disastro ambientale provocato. Non possiamo tacere di fronte a tutto ciò. Rappresentanti delle vittime proveniente da diversi continenti presenteranno le loro testimonianze per i morti, per chi ha sofferto.

Sangue Infetto da PFOA - Violazione Sicurezza Trasfusionale


Il sangue dei donatori Solvay, occupati e pensionati, deve essere sottoposto ad esami specifici e certificato presso istituti di garanzia pubblica, ed infine respinto in presenza di PFOA.
Le sacche già contenenti PFOA devono essere ritirate.

venerdì 12 marzo 2010

Controreplica di Medicina Democratica: L'AVIS Dovrebbe Preoccuparsi e Non Poco

Gent/ma Presidente Avis Comunale
Franca Carnevale
La ringraziamo per la sua sollecita risposta. Però se fossimo in Lei saremmo preoccupati quale presidente comunale dell’AVIS (Associazione volontari italiani del sangue), e come Direttivo, tanto da estendere l’allarme anche alle altre AVIS non solo della provincia. Perché il modulo di autocertificazione che viene chiesto di sottoscrivere al donatore è intestato proprio all’AVIS di Alessandria.

Replica dell'AVIS: Nessuna Preoccupazione. Nessun Test ai Donatori per il PFOA

Egregio Lino Balza,
voglio rispondere all’articolo da Lei divulgato su “La Stampa” di Martedì 9 Marzo.
Rappresento l’AVIS Comunale di Alessandria in quanto sono il Presidente e con molto orgoglio ho pubblicato l’attività 2009 che ha avuto lusinghieri risultati a favore di chi soffre e che del sangue ha bisogno. A Lei, invece, l’articolo ha creato molta preoccupazione, senza motivo, perché essendo Lei ex dipendente della Solvay Solexis sa benissimo che il sangue dei dipendenti Solvay Solexis, a rischio di esposizione PFOA, viene testato solo in Germania e quindi non vi è motivo di allarmarsi.
Voglio altresì chiarirle che le sue domande non doveva rivolgerle a me, ma al Responsabile del Centro Trasfusionale del nostro Ospedale. Un Presidente AVIS ha il solo dovere di reperire donatori, fare proselitismo nelle scuole, nello sport, educare i giovani alla cultura della solidarietà, controllare che i donatori vengano sottoposti agli esami periodici di routine, aumentare le donazioni con l’obiettivo di raggiungere l’autonomia per il fabbisogno dei nostri Ospedali ecc.. Questo è il mio dovere e cerco di farlo al meglio con un impegno costante e gratuito.
Credo con questa mia di aver chiarito ogni dubbio, e vorrei invitarla a farmi visita per prendere un caffè insieme e visitare la nostra sede sociale, che per me è la più bella. La aspetto fin da ora

Franca Carnevale

mercoledì 10 marzo 2010

PFOA: Terroristi Sarete Voi

Ci terrorizzano le dichiarazioni del Centro trasfusionale dell’ospedale di Alessandria (Il Piccolo, 10/3/10). Avevamo chiesto alla presidente dell’AVIS comunale, Franca Carnevale, se controllava che le donazioni sangue dei lavoratori e dei pensionati Solvay di Spinetta Marengo fossero totalmente esenti dalla presenza di PFOA, acido perfluorottanoico, che riteniamo estremamente pericoloso per la salute dei cittadini riceventi la trasfusione, come abbiamo segnalato anche alla Procura della Repubblica di Alessandria. Non ci hanno rassicurato le affermazioni dell’anonimo responsabile dell’Ospedale. Non ci risulta infatti che la struttura pubblica effettui esami preventivi per rilevare la presenza di questa pericolosa sostanza: analisi speciali che pochissimi laboratori in Italia sono in grado di eseguire in termini scientificamente attendibili, tant’è che ai numerosi lavoratori e pensionati che ci fanno richiesta ne forniamo appena due indirizzi. Non ci risulta che la struttura pubblica chieda ai donatori Solvay una documentazione attestante l’assenza di PFOA nel sangue. Comunque non ci parrebbe deontologicamente corretto affidarsi all’attendibilità di una ditta privata, peraltro inquisita. Non può essere l’azienda ad alto rischio a dichiarare l’idoneità dei propri dipendenti ed ex, ai quali peraltro rifiuta la consegna dei documenti sanitari. Riteniamo perciò che tutto il sangue dei donatori Solvay, occupati e pensionati, debba essere sottoposto ad esami specifici e certificato presso istituti di garanzia pubblica.

LINO BALZA MEDICINA DEMOCRATICA PIEMONTE

martedì 9 marzo 2010

Solvay Promotrice di un Rigassificatore a Rosignano

Come precedentemente annunciato, ieri si è tenuta un assemblea pubblica (comunicato stampa, clicca qui) per valutare le opportunità e i rischi derivanti dalla realizzazione di un Impianto di Rigassificazione a Rosignano (Li).
Solvay, insieme a Edison e BP, è la promotrice del progetto.
Il Rigassificatore, sorgerà proprio all'interno dello stabilimento Solvay.
Oltre alla realizzazione dell’ Impianto è previsto anche l'allungamento di 400 metri dell'esistente Pontile Solvada, attualmente di 1800 metri, per l'attracco delle navi gasiere. Approderà una nave metaniera ogni quattro giorni che stazionerà all'incirca 16 ore, tempo necessario per scaricare il gas liquido.

Agrocarburanti a Crescentino: interviene il presidente del comitato di Rivalta Scrivia che ha sconfitto Ghisolfi


Veniamo al progetto M&G per la produzione di bioetanolo definito da Ghisolfi di seconda generazione e proposto a Crescentino. Lo si descrive con molta enfasi, la stessa direi che si era inizialmente adottata per illustrare l'impianto di prima generazione proposto a Rivalta, rivelatosi alla fine poco virtuoso. Ora, poiché l'esperienza qualcosa insegna sempre, direi che valga la pena di essere cauti.
Premesso che noi siamo favorevoli al progresso, alle innovazioni intelligenti e allo sviluppo delle energie alternative ai carburanti fossili, ribadisco che non lo siamo ad ogni costo.
Se l'impianto proposto utilizza scarti agricoli (paglia di riso, stocchi di mais, ecc.) reperiti in zona tramite accordi preventivi con gli agricoltori e non necessita di terreni agricoli per la produzione della materia organica necessaria al suo funzionamento, quindi non necessita di energia fossile per produrre altra energia cosiddetta verde, lo stesso potrebbe essere visto con un certo interesse.
Se non sono necessarie colonne di autocarri per il trasporto della materia prima verso l'impianto e del prodotto ottenuto verso i luoghi in cui verrà utilizzato, anche gli abitanti di Crescentino non avranno ragione di preoccuparsi per il traffico conseguente e l'inquinamento dell'aria derivante.
Però, da quanto si legge nei primi dati sommari forniti dal proponente, pare che occorrano 4.000 ettari di terreno da coltivare a canna palustre (cioè un appezzamento di 5 x 8 km. - ovverosia 60.000 pertiche di terreno) che non mi sembrano pochi, se pure fossero solo quelli, che non si specifica dove verranno reperiti. Mi domando: esistono 4.000 ha di terreni marginali in zona?
Questa è solamente una prima perplessità, ma stante al fatto che anche a Rivalta Scrivia, alla presentazione del progetto i motivi di preoccupazione parevano pochi ma gli stessi sono aumentati man mano che noi approfondivamo la conoscenza del progetto, mi sentirei di consigliare agli amici di Crescentino di studiarsi il progetto e di farlo rapidamente, con molto impegno. In caso di dubbi o perplessità meglio chiedere delucidazioni.
Inoltre è sicuramente opportuno che qualcuno di loro si faccia carico di partecipare alla Conferenza dei Servizi che credo verrà organizzata presso l'Assessorato all'Ambiente della Provincia prima di concedere il nulla osta alla costruzione dell'impianto. Anche in quel contesto c'è la possibilità di venire a conoscenza di dati e informazioni utili a farsi un'idea più precisa sulla bontà del progetto. In questi casi la prudenza è sempre d'obbligo. Cari saluti.
Rivalta Scrivia, 7 marzo 2010

Enzo Pernigotti

lunedì 8 marzo 2010

Rigassificatore e Partecipazione Popolare


Medicina Democratica e il “Comitato per la Consultazione popolare sul terminale gas di Rosignano” promuovono per lunedi 8 marzo ore 21
presso la sala di Piazza del Mercato a Rosignano un’assemblea pubblica sul tema
“Rigassificatore Edison: opportunità o rischi ? Su tutto la partecipazione popolare”.


Si affronterà la questione da vari punti di vista: ambientale, economica, legale.
Interverranno tre professori dell’Università di Pisa, Tommaso Luzzati, Bruno Cheli e l’ingegner Mario Martelli: i primi due estensori del recente “Rapporto sulle ricadute economiche, sociali, ambientali della Solvay in Val di Cecina”, il terzo docente alla facoltà di ingegneria che tratterà questioni tecniche legate al gas e ai rigassificatori.
Interverrà anche l’ex-Difensore Civico del Comune di Rosignano, avvocato Bruno Neri, che nel 2005 ammise il referendum propositivo promosso dal Comitato con il supporto di 1400 firme di cittadini, poi bloccato dal TAR su ricorso di Edison e della destra locale.
Interverrà infine una delegazione del Comitato Noffshore di Livorno, anche in prepazione della MANIFESTAZIONE PROVINCIALE CONTRO I RIGASSIFICATORI, in programma per sabato 20 marzo a Livorno.

8 Marzo e Inceneritori


ANCHE IL LATTE MATERNO E’ GRAVEMENTE INQUINATO!
L'umanità distrugge la sua stessa discendenza!

Diossine e PCB che escono dai camini degli inceneritori di vecchia e nuova generazione si ritrovano poi nei terreni, nei cibi che mangiamo, nell'acqua e... alla fine della catena, nel latte materno e poi nei nostri bambini.
Se vuoi aderire alla Campagna nazionale per la difesa del latte materno, manda una e-mail a apagliai@interfree.it dopo aver completato l'informazione cliccando qui

domenica 7 marzo 2010

Dona il Sangue, non il PFOA

Su Il Piccolo di venerdì scorso è stato pubblicato un articolo che testimonia la soddisfazione manifestata dall’AVIS per i risultati ottenuti nel 2009.
Ben 374 nuovi donatori solo nell’ultimo anno e un considerevole aumento delle sacche di sangue messe a disposizione dell’ospedale di Alessandria (oltre 4400).
Questi numeri spaventano sapendo che molti dei donatori sono dipendenti della Solvay Solexis e quindi che il loro sangue potrebbe essere contaminato da quantità più o meno alte di PFOA.
Quanto PFOA c’era nelle oltre 4400 sacche di sangue?
Ci auguriamo che l'AVIS abbia provveduto autonomamente ad escludere questo pericolo.
Medicina Democratica è molto preoccupata dall’inerzia dimostrata dal Sindaco, dai Politici locali e dagli Enti preposti nel non avere ancora adottato o quanto meno discusso misure preventive in tal senso.
La prerogativa deve essere la qualità del sangue donato non la quantità altrimenti non faremmo altro che condannare le persone che ricevono una trasfusione a malattie tiroidee.

Agrocarburanti Respinto a Rivalta Ghisolfi Attacca Crescentino

Dopo essere stato, assieme a Gavio, respinto e sconfitto a Rivalta Scrivia di Tortona (Alessandria) dall’opposizione popolare, [Relazione di Medicina democratica, clicca qui] il gruppo M&G Mossi Ghisolfi di Tortona ci riprova a Crescentino (Vercelli) con la sua “bioraffineria”, autodefinita “il più grande impianto del mondo” per la produzione di agro combustibili (45 mila tonnellate annue di “bio”etanolo). Guido Ghisolfi, noto esponente del PD locale e vicepresidente della M&G, nella sua ultima sparata giornalistica (La Stampa, 3 marzo 2010) straparla di chimica verde, biocarburanti di seconda generazione, biomasse lignocellulosiche, senza utilizzo di colture a fini alimentari, sviluppo di aree agricole marginali, ricadute positive per il settore agricolo, riduzione di oltre l’80% delle emissioni di gas serra, centinaia di occupati. In realtà è di ben altro contenuto, per quanto generico, il progetto presentato per Crescentino. Ghisolfi dà per scontato che sarà approvato da un accondiscendente sindaco. Conta sul fatto che, proprio per la sua genericità, non è stato sonoramente bocciato dal parere delle associazioni ambientaliste (Legambiente e Pro Natura vercellesi) al sindaco di Crescentino. Per ora. Per ora sta in piedi solo per i finanziamenti pubblici della Regione Piemonte (già 15 milioni di euro). Passerà se non incoccerà la mobilitazione popolare, come quella insorta a Rivalta Scrivia. Quella che lo sponsor assessore regionale Andrea Bairati, dall’alto dei dei suoi 400 milioni di euro rilasciati nella ricerca del settore, ha definito “una opposizione ideologica”.

Post scriptum. Dispiace polemizzare tra ambientalisti, ma siamo -di nuovo- completamente in disaccordo con l'OK all'impianto M&G dato da Legambiente Tortona. Noi ci battiamo (inascoltati dai politici) per il risparmio dell’energia, per la diminuzione dei consumi energetici, per la sostituzione dei combustibili fossili (petrolio) con le fonti alternative: sole, acqua, vento e anche biomasse. Ma sulle biomasse occorre distinguere. Le piante, tramite il processo di fotosintesi, eliminano l’anidride carbonica atmosferica (la convertono in materia organica). Se la biomassa è uno scarto, il residuo della coltivazione, allora noi siamo favorevoli all’uso di questo tipo di biomassa che non intacca il patrimonio boschivo e agricolo, soprattutto per fare biogas (metano) e per fare compost (fertilizzante) tramite piccoli impianti. Se invece si intende per biomasse le piante espressamente coltivate per scopi energetici in grossi impianti, per essere bruciate, o per fare etanolo che viene bruciato, allora non siamo d’accordo. Per ragioni etiche, ecologiche ed economiche. Non ideologiche.

sabato 6 marzo 2010

Riunione con i Ferrovieri di Viareggio per la Strage del 29 giugno 2009

Presso il Centro di Medicina democratica di Castellanza (Varese), in via Roma 2, martedì 9 marzo 2010 alle ore 15,30, riunione con i Ferrovieri di Viareggio dell' "Assemblea 29 giugno 2009", per affrontare i molteplici temi insiti nella strage avvenuta alla Stazione di Viareggio il 29 giugno 2009.
Una ecatombe di morti e feriti ( 32 persone uccise) nel quartiere limitrofo alla stazione completamente devastato.
Ad oggi nessun imputato risulta sul registro degli indagati!

venerdì 5 marzo 2010

I Bidoni Sepolti di Carbonara Scrivia e i Tumori a Tortona

La bonifica fu una presa in giro. Quanti dei 30 mila mila fusti tossici (ddt, diserbanti ecc.) sono ancora lì?
La denuncia di Carmelo Ciniglio (Medicina democratica):
Alle ultime elezioni amministrative denunciai, suscitando un vespaio, i sospetti sui bidoni ancora interrati, la presa in giro della bonifica, le omissioni e le responsabilità delle autorità pubbliche. I mandanti della banda di delinquenti che non ha esitato a mettere in pericolo la salute dei cittadini, forse non riusciremo più a smascherarli, hanno avuto il tempo per occultare prove e farle sparire. Ma credo che esista il dovere scientifico di stabilire l'attuale pericolosità di quelle sostanze. A Tortona sono aumentati del 30% i tumori alla mammella e al colon, soprattutto nella fascia tra i 30 e i 40 anni.
Una testimonianza di Antonello Brunetti (nel sito http://www.comitatiscrivia.it/):
L’8 febbraio del 1986 scoppia la vicenda Carbonara. La denuncia parte dal Movimento dei Verdi che, stanco di inoltrare segnalazioni, ha provveduto per conto suo a estrarre alcuni bidoni tossici. I due firmatari, Battegazzorre e Peonia, elencano anche le caratteristiche dei contenuti : liquidi catramosi, acido solforico, medicinali e rifiuti ospedalieri, ecc.
Quattro sono le discariche. La più grande in zona Cadano a Carbonara, al Maghisello, in zona Scaura, in zona San Guglielmo. Emergono subito i nomi dei dirigenti dell’Ecolibarna, i componenti della famiglia Giacobone, l’ex sindaco di Tortona Rolandi e l’Edilvie, proprietari di due terreni coinvolti. Io aggiungerei, anche se non sono mai stati fatti sondaggi, due aree castelnovesi: fra la Martina e la testa bianca e sulla riva destra fra Castelnuovo e Alzano. La vicenda giunge sulle pagine nazionali e si provvede a sostituire la Ecosystem che ha fatto solo pasticci rompendo i bidoni e versandone il contenuto sul terreno. C’è l’impegno dei ministri Romita e Zanone, la promessa della magistratura di fare chiarezza sulla vicenda, ma alla fine non ci sarà né un arresto né una multicina. La bonifica viene affidata dallo Stato alla Castalia, una ditta sorta ad hoc e che riesce a fagocitare grosse cifre ma non depura un bel nulla , lasciando monticelli disseminati ovunque, spianate di cemento, laghi fangosi pericolosissimi e probabilmente ancora tanti bidoni sotto terra. L’attenzione scema rapidamente e non appare alcuna relazione finale che elenchi quanto fatto, quanto occorre ancora fare, responsabilità, entità del materiale sepolto e previsioni per le conseguenze future.
Un commento di Danilo Bottiroli:
Per il suo interesse ai numerosi casi di patologia alla tiroide proveniente dal tortonese, nel 1990 chiesi all'oncologo del Policnico San Matteo di Pavia:" Dott. Zonta, crede che ci sia un legame tra le patologie alla tiroide e il ritrovamento di migliaia di bidoni tossici nel greto del torrente Scrivia a Tortona?" La risposta fu: " Io questo non posso affermarlo, ma è provato che la causa di patologie alla tiroide è dovuta ad agenti inquinanti." A venti anni di distanza dico solo una cosa e la dico veramente con tristezza e con rabbia: la prima persona che mi informò sulla storia dei bidoni di Brentassi (frazione di Fabbrica Curone) abitava in quella zona e morì poco tempo dopo di tumore alla tiroide. Oggi, per quel che ne so, le patologie alla tiroide nel tortonese sono tantissime! Il mio sospetto è che si inizi a pagare ora le nefandezze del passato. La mia preoccupazione e la mia lotta è fare in modo che i nostri figli non paghino per le nefandezze di oggi e di ieri.

Un servizio di Maria Teresa Marchese su La Stampa (clicca qui)

giovedì 4 marzo 2010

BOSCO MARENGO, CENTRALE A BIOGAS

ALCUNE DOMANDE CHE DEVONO TROVARE UNA RISPOSTA

In merito alla proposta di centrale a biogas che si vorrebbe installare sul territorio di Bosco Marengo:una serie di perplessità e domande, a cui si dovrebbe tentare di rispondere seriamente prima di avanzare sul suddetto progetto.
Quanto del biogas prodotto dall’impianto di Bosco Marengo deriverà dall’utilizzo dei reflui zootecnici e quanto invece dal mais o da qualche altra coltivazione agricola ottenuta utilizzando centinaia di ettari di terreno?
E’ proprio opportuno utilizzare i cereali per ottenere energia elettrica (… come per ottenere carburanti), riducendo così pericolosamente la loro disponibilità per uso alimentare?
Perché non viene mai considerata l’energia che viene consumata per coltivare appositamente i vegetali (mais o altro) da destinare alla produzione di Biogas?
E’ opportuno che lo Stato incentivi economicamente l’energia lorda prodotta dall’impianto a biogas, anziché quella netta, impedendo così anche un coretto confronto tra le diverse tecnologie energetiche?
Perché insieme ai reflui zootecnici (che sono un residuo) non si utilizzano invece come vegetali i residui delle coltivazioni agricole, che sono ben disponibili nelle stesse zone?
Nel caso in cui l’impianto utilizzi molti vegetali e pochi reflui zootecnici, la parte liquida che rimane dopo la produzione del biogas (digestato) non sarà paradossalmente ancora più difficile da smaltire e più inquinante che non i reflui da cui deriva?
Quel poco vantaggio energetico che si ottiene dal biogas viene drasticamente dimezzato se non si utilizza concretamente anche il calore che viene inevitabilmente cogenerato: quanto calore verrà utilizzato nell’impianto di Bosco Marengo?
Bosco Marengo si trova nella “Zona di piano per la qualità dell’aria” della Provincia di Alessandria.
Ogni nuova attività deve pertanto presentare un bilancio ambientale positivo.
E’ proprio verosimile che questo impianto contribuisca a migliorare la qualità dell’aria?

Alberto Deambrogio Consigliere regionale RC

La Regione Piemonte Sperpera Denaro Pubblico Mentre Danneggia l'Ambiente


Il grande inganno del progetto energetico da biomasse forestali.
La Regione Piemonte vuole raggiungere l’ambizioso traguardo di produrre il 20% del proprio fabbisogno energetico da fonti rinnovabili. Obiettivo condivisibile, ma che purtroppo verrà raggiunto nei modi sbagliati, ovvero bruciando biomasse legnose in modo da contribuire al 60% di quel 20%. Per produrre energia si prevede di utilizzare ogni anno 2,2 milioni di metri cubi di legname, tagliato secondo le anacronistiche e discutibili norme della nuova Legge forestale regionale (L.R. 4/2009). Un piano energetico che è una truffa per il cittadino e un’enorme minaccia per l’ambiente.
UNA TRUFFA ECONOMICA AI DANNI DELLA COLLETTIVITA’
Sono i soldi del cittadino, che sborsa per il kWh da biomasse circa il triplo del suo valore reale e che paga gli investimenti pubblici che sostengono la cosiddetta filiera del legno attraverso vari canali e organismi competenti
UNA TRUFFA AI DANNI DEI PROPRIETARI
Il taglio del bosco può venir eseguito senza darne comunicazione diretta al proprietario. La legna gli sarà pagata al valore reale di mercato, ma chi poi la utilizzerà come biomassa ne otterrà la supervalutazione, drogata grazie ai soldi pubblici.
UN PRELIEVO NON SOSTENIBILE
Il piano di sfruttamento mira a utilizzare la quota di legname che nessuno ha più tagliato da oltre 50 anni. La conversione si farà in un unico intervento, tagliando fino al 70% degli alberi presenti. Per qualche anno si asporterà un quantitativo ingente di biomassa, con ritmi di utilizzazione superiori ai tempi di ricrescita. Per mantenere il business si passerà da bosco a bosco, realizzando di fatto una progressiva e rapida deforestazione del territorio.
UN ENORME DANNO AMBIENTALE
La combustione del legno crea sostanze nocive (ossidi di azoto, polveri sottili, monossido di carbonio, idrocarburi policiclici, nichel, diossina, acido cloridrico, ecc.) in quantità maggiore di altri combustibili ed è un fattore di cui tener conto, ma il danno ambientale connesso all’utilizzo del legname per produrre energia è primariamente in rapporto all’alterazione e distruzione degli ecosistemi forestali.
MEGLIO SAREBBE NON GESTIRE
Poiché una tonnellata di legno fresco corrisponde a 0,91 tonnellate di CO2 assorbite, se lasciassimo in pace i boschi, potremmo conseguire l’obiettivo di stoccare ogni anno, nei boschi piemontesi, un quantitativo di CO2 pari a circa 2 milioni tonnellate. In relazione agli accordi internazionali vigenti, certificare tale assorbimento permetterebbe di ridurre i costi per centinaia di milioni di euro che vanno a beneficio di tutti i cittadini, mentre produrre energia elettrica dai boschi è un affare solo per pochi. E se utilizzassimo gli attuali incentivi pubblici, volti a favorire l’utilizzo delle biomasse forestali, per corrispondere ai proprietari il doppio del valore del legname affinché non lo taglino, ma lo lascino nei boschi, faremmo felici moltissime persone, del bene all'ambiente e risparmieremmo ancora dei soldi.
LO SFRUTTAMENTO FORESTALE CHE SI PROFILA E’ IMMORALE
L’operazione di sfruttamento forestale che è stata avviata ora in Piemonte non è giustificabile da motivazioni economiche, costituisce un grave danno ambientale e va contro il principio della sostenibilità: invece di lasciare ai nostri figli il bene forestale nelle condizioni in cui l’abbiamo trovato (o in condizioni migliori), lasceremo loro un ambiente fortemente impoverito e un’atmosfera più inquinata.
Senza giustificazione alcuna, in maniera assolutamente immorale!
Se vuoi saperne di più, clicca qui sotto

martedì 2 marzo 2010

Il Processo Entra nel Vivo: Soddisfazione di Medicina Democratica

L’udienza di ieri è stata dedicata prevalentemente all’ammissione delle parti civili.
Il Presidente del Tribunale ha letto una lunga e importante ordinanza.
Le questioni di costituzionalità sollevate dai difensori degli imputati sono state tutte dichiarate inammissibili.
Il Tribunale quindi ha spiegato i criteri per cui le parti civili che hanno fatto richiesta di essere ammesse dovevano o meno essere accolte. I nodi da sciogliere si riferivano prevalentemente alle parti civili collettive: associazioni, sindacati, istituzioni.
Il giudizio sui soggetti collettivi da ammettere riguardava la loro storia, i loro statuti, la loro presenza e azione sia a livello nazionale che territoriale (negli ambiti oggetto del processo).
Sono state quindi ammesse come parti civili:
INAIL, INPS - WWF, LEGA AMBIENTE, MEDICINA DEMOCRATICA, MOVIMENTO DI LOTTA PER LA SALUTE ONLUS, ASSOCIAZIONE ITALIANA ESPOSTI AMIANTO, ASSOCIAZIONE FAMIGLIARI VITTIME AMIANTO CASALE MONFERRATO, TUTTE LE ORGANIZZAZIONI SINDACALI SIA NAZIONALI CHE TERRITORIALI, - L’AUSL DI ALESSANDRIA, GLI ENTI LOCALI DIRETTAMENTE INTERESSATI DALLA PRESENZA O VICINANZA DEGLI STABILIMENTI ETERNIT;
Non sono state ammesse:
CODACONS, Associazione lavoratori bolognesi esposti amianto, Verdi-Ambiente e Società, Associazione Esposti Amianto Friuli Venezia Giulia, Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e sul territorio di Sesto San Giovanni, Osservatorio nazionale amianto, Associazione nazionale vittime amianto pavese, Ambiente e natura, Associazione del Monferrato oltre il mesotelioma, Associazione italiana mutilati ed invalidi del lavoro.
Sono state respinte le richieste delle difese di escludere i Responsabili civili (aziende legate in qualche modo all’Eternit), salvo discutere nel merito nel corso del processo,
E’ stata accolta invece la richiesta di escludere i responsabili civili Presidenza del Consiglio dei Ministri e Unione Europea.
Successivamente si conosceranno le altre parti civili (vittime e famigliari) ammesse, nonché le parti che hanno accettato il compromesso con i legali degli imputati e sono uscite dal processo.
Le associazioni firmatarie della presente, pur nella loro diversità di statuti e di organizzazione, riconosciuta esplicitamente dal Tribunale, manifestano piena soddisfazione per questo primo e importante giudizio.
Il processo è solo all’inizio, è e sarà irto di difficoltà. Il dibattimento dovrà essere profondo, ma contenuto nei tempi nel rispetto della sua ragionevole durata.
La necessità di mobilitazione, di attenzione, di comprensione dovrà essere sempre assicurata:
il convegno internazionale promosso da Ban Asbestos Network organizzato per il 16 marzo a Torino ne costituirà un’importante momento.

Armando Vanotto, Associazione Italiana Esposti Amianto
Fulvio Aurora, Medicina Democratica

lunedì 1 marzo 2010

Lettera a Mina

Cara Mina, (ti ascolto sempre) ti ho letto su La Stampa di domenica: “Ma il Po non morirà”. No, cara Mina, non è così. Ci si impressiona per l’onda minacciosa dal Lambro in quanto il petrolio è nero, si vede. Il PFOA invece non si vede, trasparente ma ben più micidiale. Il CNR Consiglio Nazionale della Ricerca l’ha trovato perfino alla foce del Po, dopo che ha percorso 600 chilometri. Perché è indegradabile nell’acqua (però bioaccumulabile nei tessuti viventi). E’ scaricato a Spinetta Marengo (Alessandria) dalla Solvay, società già sotto processo per lo scandalo del cromo esavalente, cancerogeno. Dalla Bormida finisce in Tanaro e infine nel Po. L’acqua contiene concentrazioni enormi di PFOA: fino a 1.500 ng/l, quando gli altri fiumi italiani ed europei non superano mai 1-20 ng/l. Il PFOA, acido perfluorottanoico, è tossico, mutageno, cancerogeno, teratogeno, se respirato o bevuto o mangiato col pesce e nella catena alimentare. Sono copiose le risultanze del mondo scientifico internazionale che abbiamo consegnato nei nostri esposti alla Procura della Repubblica di Alessandria: EPA Environmental Protection Agency, Comitato nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie, Codacons, WWF, Greenpeace, IRSA Istituto di ricerca delle acque, Joint Research Centre di Ispra, ISS Istituto superiore della sanità, Fondazione Maugeri, Ministero dell’ambiente, Parlamento europeo ecc. Medicina democratica ha chiesto di vietare la pesca in Bormida, Tanaro e Po, di vietarne l’uso potabile, di vietare le donazioni sangue dei lavoratori Solvay, e ovviamente di eliminare lo scarico dei veleni in aria e acqua.
Mentre in Italia mancano limiti di legge (colpevolmente, come era per l’amianto), il PFOA, utilizzato per il Teflon delle padelle antiaderenti e per il GoreTex dei tessuti,è stato finalmente messo al bando negli USA, dopo 101,5 milioni di dollari sborsati dalla Du Pont per risarcimenti alla popolazione, quando l’EPA (Environmental Protection Agency) l’ha trovato nel sangue umano e nei cordoni ombelicali, dopo aver accertato nelle cavie tumori, soprattutto al fegato, interferenze al sistema endocrino, con l’asse ipotalamo-ipofisi, alterazioni degli ormoni tiroidei, cancro alla tiroide, danni allo sviluppo e alla riproduzione, riduzione del peso alla nascita, inversione sessuale nei pesci ecc. In Italia, ha confermato il Comitato nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie. Così ha fatto l’Istituto superiore della Sanità. Il Codacons ha chiesto di sequestrare 150 milioni di pentole di Teflon. Il Ministero dell’Ambiente, invece, non ha saputo fare altro che commissionare un altro studio al CNR, peraltro senza finanziarlo. Nessuna legge è stata approvata. Perciò, cara Mina, a Pontelagoscuro (Ferrara), alla foce del Po, il PFOA è sempre a 200 ng/l, infatti non si degrada nell’acqua, anzi si accumula nei tessuti viventi. Così il Po morirà!

Lino Balza